Roberto Sangermano: La passione per la natura e la caccia

La passione per la caccia

L’uomo, fin dalla sua origine, è stato un raccoglitore e un cacciatore. Ma sulla caccia, oggi, c’è una diffusa ignoranza, generica e specifica nei confronti della caccia e del cacciatore, spesso confuso con uno sparatore, se non addirittura con un bracconiere, oppure si confondono le battute di caccia con le mattanze negli allevamenti delle monteras spagnole.

C’è poi una visione deformata del mondo animale. Una grossa responsabilità è dovuta all’ interpretazione che la Walt Disney ha dato al ruolo degli animali, assimilandone le capacità intellettive a quelle degli umani, perfino quelle biologiche, da indurre certe persone a trattarli come tali, sia usando lo stesso metodo di comunicazione-relazione, sia proponendo lo stesso metodo nutrizionale, creando un danno non da poco all’animale stesso, psicologico e biologico, rendendoli incapaci di sopravvivere al loro padrone.

La caccia non è uno sport. L’attività venatoria e regolamentata dalla  Legge 157 del 92 e dalla Legge Reg. 6 del 2008 del F.V.G.

Il cacciatore è un ambientalista per antonomasia, sul territorio di caccia si comporta come il contadino sulla propria terra, che opera affinché il raccolto possa esser sempre migliore.

Per ottenere la licenza di caccia si deve aver superato una serie di esami che vanno dalla conoscenza e sicurezza delle armi, agli aspetti biologici di tutte le specie cacciabili, dalla legislatura in materia venatoria al primo soccorso, dalla conoscenza del territorio e delle attività agricole, all’etica venatoria. Si deve avere la fedina penale immacolata e aver superato gli esami medici, questi si ripetono ogni cinque anni.

Non è un attività che può esser praticata da tutti. Sono necessari alcuni elementi, in primo luogo un amore viscerale per la natura, la preparazione e la conoscenza di tutte le componenti legate alla caccia, una condizione psicofisica che consenta sempre il controllo delle proprie emozioni.

Senza i cacciatori molte specie sarebbero estinte. Tutte le specie di selvatici dovrebbero esser oggetto di censimento, perché solo così possiamo aver una precisa conoscenza dello stato di salute del selvatico e dell’habitat che lo ospita, con un controllo che, al tempo stesso, rileva l’eventuale presenza di bracconieri sul territorio.

Le attività connesse alla caccia valgono 8 miliardi di Euro, contano 2.300 imprese con 100.000 occupati

La selvaggina è una risorsa alimentare rinnovabile.

La fauna selvatica priva di controlli ed equilibri, genera danni all’agricoltura per un miliardo di euro, oltre a rappresentare un pericolo per la sicurezza stradale.

Per l’UE, il cacciatore e un protagonista nella tutela ambientale e della biodiversità.

Personalmente, per gli effetti disastrosi che producono sull’ambiente e sull’alimentazione umana, sono decisamente contrario alle culture e agli allevamenti intensivi.

L’attività venatoria, invece, appartiene all’ambiente, il cacciatore può essere una “sentinella ambientale”, in grado di allertare e collaborare con la Protezione Civile, prevenendo disastri, come incendi e inondazioni, denunciando l’abusivismo forestale ed edilizio, nonché l’utilizzo illegale di prodotti chimici in zone agro-silvo-pastorali, oltre a segnalare la presenza di selvaggina alloctona.

A mio avviso, è ormai imprescindibile ed è necessario che l’argomento ambiente-caccia, venga trattato a scuola, nell’ambito delle materie ambientali e climatiche.

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