Costanza Fabiani: Nel giorno della memoria, una storia alla ricerca delle radici di famiglia

Una storia di famiglia

La mia famiglia ha radici pisane, sia da parte materna che paterna.
Mio nonno paterno, Amerigo, aveva sposato Lucia Gallichi, di famiglia ebrea.
La cosa divenne problematica con l’avvento del fascismo e delle leggi razziali. Mio nonno, pur essendo un antifascista, andò volontario per nascondere meglio la moglie ebrea e mandò mio padre e Lucia a vivere a Peccioli, nella casa della domestica, che rimase con loro per tutta la vita e che io feci in tempo a conoscere.

Tutto il resto della famiglia Gallichi invece fu ospitato nella casa del Presidente della Comunità Israelitica, Giuseppe Pardo Roques, uomo molto influente che li protesse fino alla ritirata dei nazisti, quando a causa di una delazione, il 1° agosto 1944 furono trucidati all’interno della cantina di casa. In tutto 11 persone morirono così.
 
Della famiglia si salvarono solo mia nonna, ben nascosta, e una sua cugina, Matilde Gallichi, emigrata in Israele assieme ai due figli Alessandro e Noemi poco prima delle leggi razziali, su consiglio del marito, Giorgio Roifer, commerciante di legnami e socio di Pardo Roques.
Quando, alla fine della guerra, i miei cercarono di ritrovare la famiglia Roifer in Israele, non ne trovarono più traccia e dopo alcuni tentativi, rinunciarono.
Passano quasi 50 anni quando nel 1998 esce per Einaudi una ricostruzione accurata della strage, scritta da Carla Forti, “Il caso Pardo Roques”, ovviamente tutti noi lo leggiamo e a pagina 79, nelle note troviamo citato come fonte Alexander Rofè, professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme, figlio di Giorgio Roifer. “È mio cugino! esclama mio padre. Scriviamogli subito, propone mia figlia Cecilia, allora studentessa agli ultimi anni di Liceo. Tra tentennamenti e speranze alla fine Cecilia scrive una lettera indirizzandola direttamente all’Università.
Passa un mese e quando oramai non ci pensiamo più ci arrivano un sacco di telefonate entusiaste con accento toscanissimo di Alex e Noemi, che non sapevano della nostra esistenza perchè credevano uccisa anche Lucia, ci spiegano che il cambio di cognome era dovuto ad una errata trascrizione e si dimostrano così entusiasti da decidere su due piedi di venire in Italia per conoscerci.
Alla fine siamo andati anche noi in Israele a più riprese, abbiamo abbracciato le loro numerose famiglie, parecchi figli e nipoti, per anni ci siamo incontrati in Italia per le ricorrenze ebraiche, insomma abbiamo ritovato una grande famiglia.
Ultimo dettaglio, importantissimo per noi a tutt’oggi: i Rofè ci parlarono di un ramo della famiglia Gallichi residente a Napoli, tenuto nascosto in quanto un’altra cugina, Vera Gallichi aveva avuto l’ardire, per quei tempi, di fare ben 3 figli con un uomo sposato! Ce li fecero conoscere e trovammo così tante affinità, somiglianze, interessi comuni che sono diventati I cugini che sentiamo e vediamo più spesso, abbiamo fatto viaggi, sciate e gite in montagna assieme e nonostante siano tutti tra Roma e Napoli ci incontriamo regolarmente.
In tutta questa vicenda, iniziata con una tragedia, ho trovato una grande e calorosa famiglia, io che sono figlia unica, e questo è un gran bel finale della storia.
 

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